La fossa dei lupi
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Così era stato deciso.
La Gilda dei Lupi di Kran avrebbe pagato il suo debito nei confronti di una potente famiglia di DemLoc mettendo a repentaglio la vita dei suoi migliori combattenti in uno scontro all’ultimo sangue nell’Arena.
A DemLoc l’Arena era uno strumento altamente democratico: in base all’entità del debito, i creditori potevano assoldare un numero più o meno grande di Gilde che avrebbero dato battaglia alla Gilda debitrice. Le scommesse stavano alla base del risarcimento. Se la Gilda debitrice, ovviamente svantaggiata, riusciva a sopravvivere, tutti gli incassi sarebbero serviti per saldare il debito; in alternativa tutti i mercenari sarebbero stati brutalmente massacrati ripagando, almeno moralmente, i creditori.
Da alcuni giorni, per segnalare l’imminente scontro, erano stati accesi i bracieri che adornavano l’antico edificio che avrebbe ospitato l’evento e, in tutti i quartieri, erano stati affissi manifesti in cui si promettevano ingenti quantità di feodi ai Capomastri che avessero deciso di affrontare i famigerati Lupi.
Il giorno prestabilito vennero posizionate centinaia di torce e lanterne lungo i sentieri che dai Bassifondi o dalla Torre Arcana, conducevano nelle tetre lande dei Campi dei sussurri. Tutti gli spettatori e i combattenti che si dirigevano all’Arena viaggiavano in gruppi serrati, accompagnati dall’incessante suono di tamburi per segnalare, agli ancestrali abitanti di quella piana, la loro presenza.
Le antiche famiglie nobili di DemLoc si muovevano su pacchiane portantine, scortate da manipoli di Guardie cittadine e da mercenari assoldati per l’occasione.
Come da tradizione, la Gilda in debito si doveva recare nell’Arena il giorno prima dello scontro per poter decidere come organizzare la propria strategia e predisporre eventuali barricate o difese da sfruttare durante il combattimento.
I Lupi di Kran, rinomati per le loro strategie di guerriglia, per quest’occasione avevano impiegato tutte le loro energie per erigere proprio al centro dello spiazzo dell’Arena una fortificazione di fortuna con assi e pali acuminati. All’interno di questa struttura si erano trincerati i migliori cacciatori e cabalisti della Gilda, mentre all’esterno delle palizzate si erano posizionati i bellicosi, pesantemente corazzati ed armati di alabarde e spadoni, pronti a macellare ogni nemico che si fosse avvicinato troppo.
All’imbrunire gli spalti iniziarono a riempirsi dei primi spettatori. Tutti erano in silenzio ed osservavano curiosi la singolare costruzione eretta dai membri dei Lupi al centro dello spiazzo.
“L’obiettivo della nostra missione è semplice da capire anche per dei topi di fogna quali voi siete” sbraitò il vecchio caposquadra scuotendo vigorosamente il suo spadone e fulminando con l’unico occhio buono che gli rimaneva il drappello di mercenari che lo circondava al di fuori delle barricate.
“Dovremo ammazzare, fare a pezzi e sbudellare tutti i membri di ogni altra Gilda che avrà il coraggio di affrontarci”.
Dopo un’altra pausa teatrale in cui squadrò nuovamente uno ad uno i suoi commilitoni concluse:
“Ora fate onore ai nostri vessilli”.
Il suono dei tamburi indicò che le Gilde sfidanti stavano per entrare nel terreno di scontro.
La folla iniziò a rumoreggiare e nei palchi nobiliari che popolavano diversi punti degli spalti, vennero affissi gli stendardi delle Gilde che avrebbero sfidato i Lupi di Kran.
I mercenari asserragliati nelle barricate osservarono con un misto di sgomento ed orgoglio l’affissione di venti vessilli : prima di allora non era mai accaduto che una Gilda dovesse affrontare contemporaneamente così tanti avversari!
Furono aperte le numerose porte d’accesso all’area di scontro e l’aria fu pervasa da una moltitudine indistinta di canti di guerra e motti dei mercenari delle Gilde avversarie.
Quasi duecento uomini erano entrati nell’Arena per sfidare i Lupi.
Appena i Padri si alzarono in piedi, tutti tacquero; uno dei membri più anziani prese la parola alzando entrambe le mani al cielo:
“Che sia con l’oro o con il sangue il debito dei Lupi Kran oggi verrà saldato” .
La folla esultò per qualche istante
“Che il Fato vi assista e che Loch possa saziarsi con le vostre membra”.
A quelle parole i Lupi aprirono il fuoco: una moltitudine di pallottole centrò i nemici più vicini uccidendone alcuni e ferendone altri.
Le diverse Gilde iniziarono a confluire alla rinfusa verso il centro dell’Arena sotto una pioggia di frecce e proiettili. Alcuni mercenari furono carbonizzati dalle potenti fiammate che scaturivano dalle mani di un cabalista dei Lupi.
Urlando, i bellicosi dei Lupi si scagliarono contro i loro nemici ma, a loro volta, furono investiti da una pioggia di ferro e fuoco. In pochi riuscirono ad arrivare incolumi al contatto con i mercenari avversi.
Le urla dei moribondi si mischiavano al fragore della folla che incitava i ì mercenari impegnati nel combattimento. Il fumo degli archibugi aveva invaso parte dello spiazzo dove si stava combattendo.
Un massiccio mercenario con un brutale fendente tagliò in due un nemico ferito che implorava pietà: un fiotto di sangue e budella si sparse sul terreno ai suoi piedi mentre centinaia di spettatori, ebbri per la violenza dello scontro, inveivano contro la vittima.
La situazione era decisamente disperata, ma gli ordini erano chiari ed i Lupi non avrebbero ceduto neanche un metro di terreno ai loro nemici.
Decine di mercenari iniziarono ad accalcarsi attorno alle barricate cercando di abbatterle; la foga era talmente tanta che molti furono spinti contro i pali acuminati che cesellavano l’ultima difesa dei Lupi.
In quel groviglio di corpi, membra e sangue alcuni combattenti si ergevano su pile di cadaveri cercando di uccidersi a mani nude, lacerandosi con unghia e denti.
Intanto i cabalisti di fazioni opposte ingaggiavano duelli a colpi di fiammate e fulmini.
Gli spettatori osservavano entusiasti il caos che regnava in quella fossa infernale.
Gli scontri proseguirono per diverse ore e i Lupi resistettero a più ondate dei loro nemici fino a quando anche l’ultimo mercenario della Gilda venne letteralmente estratto dal cumulo dei corpi dei suoi compagni e venne sventrato sotto gli occhi della folla urlante.
Quel giorno trenta Lupi tenettero testa a circa duecento avversari uccidendone più della metà, ma il loro debito venne pagato non con l’oro ma con il sangue e i loro corpi vennero gettati tra le oscure fauci di Loch.

