Bassifondi
Bassifondi in realtà non è nemmeno il vero nome con cui è designato questo quartiere, è piuttosto un aggettivo, un dato di fatto. Nemmeno ce l’ha un nome e a tutti va bene indicarlo semplicemente così, senza che qualcuno rischi di confondersi.
In quest’area, che occupa il semicerchio più profondo nel terzo livello della città di DemLoc, pure la struttura delle strade urla senza vergogna la sua bassezza, le case crescono senza nessun criterio e crollano senza alcuna attenzione.
I Bassifondi si espanse con le sue baracche sui resti di un antichissimo insediamento riemerso solo all’indomani della caduta di Loch, quando il lago al fondo del vulcano venne prosciugato. Col passare degli anni tutto ciò che non trovava posto negli altri quartieri di DemLoc finiva per razzolare tra i vicoli dei Bassifondi, così che oggi è arrivato ad essere ciò che è: nient’altro che un groviglio indistinto di edifici precari brulicanti di individui d’ogni risma intenti a inseguire una manciata di feodi senza nessuno scrupolo.
Nei vicoli stretti e tortuosi marciscono pozze di liquami i cui miasmi infestano gli ambienti, rendendo l’aria in molti punti del quartiere irrespirabile per via del tanfo che vi aleggia. Nella sua incontrollata espansione le costruzioni dei Bassifondi arrivarono a lambire il Loch, il celebre buco che dà origine al nome della città e nel quale viene gettato da sempre tutto e tutti quelli che non servono alla comunità. Da principio nessuno si diede pena di domandarsi quali risvolti potesse avere questa scelta.
La gente dei Bassifondi non è abituata farsi domande (al di fuori del numero di monete che può fruttargli un dato affare) ma quando per le strade cominciarono a parlare i cani e a camminare i morti allora l’individualismo sfrenato e senza legge caratteristico di questo quartiere fu messo da parte: un vecchio cabalista col vizio del gioco confermò i sospetti che legavano le presenze arcane e aberranti alla prossimità del pozzo, indicò come unica soluzione di circondare di luce il buco, questa avrebbe fermato le scorribande di queste entità arcane. Furono introdotte alcune semplici regole condivise da tutti e ancor oggi rispettate.
Vennero organizzati dei falò perenni, posti a non più di 6 braccia attorno al bordo del pozzo del Loch e a non più di 8 l’uno dall’altro. Ogni abitante dei Bassifondi avrebbe servito una notte ai falò restando ben sveglio e attento a ravvivare il fuoco.
Tra le tante sentinelle dei falò più d’una ha raccontato di eventi spaventosi avvenuti durante i bui e gelidi mesi invernali: alcuni parlano d’aver visto lunghe dita nere contorcersi nel disperato tentativo di trovare un appiglio per arrampicarsi fuori dalla voragine. Si racconta anche di fugaci avvistamenti di ombre che sembrano vagare senza meta sul ciglio di Loch: queste ombre sono descritte come corpi informi composti da assurde mescolanze di componenti animali, umani e forme puramente grottesche.
A mantenere in auge la tradizione dei fuochi ci pensano le storie di chi ricorda il tempo prima della sua istituzione: aggressioni e mutilazioni feroci, induzione alla follia, contagi con malattie orrende sono alcuni dei racconti con cui i bambini imparano l’importanza del mantenimento dei fuochi. I fuochi sembrano, dunque, essere l’ultimo baluardo tra ciò che è umano e l’oscura follia che domina il Loch.
In tutto il quartiere aleggia un’aria di decadenza, squallore e disperazione.
Non è un caso che in esso risieda la feccia della feccia, i reietti, gli ultimi degli ultimi.
Tuttavia non fatevi ingannare dal putridume che domina questo posto: nei Bassifondi risiedono anche i più feroci e pericolosi assassini dell’Impero, tagliagole e sicari che si rifugiano in questi decadenti ammassi di case certi di rimanere impuniti per i loro efferati crimini.
Raramente le guardie cittadine di DemLoc si avventurano per i Bassifondi, tale è la fama dei suoi temibili abitanti.

